(fonte: qui)
Nel buio della camera, il volto di Sara era illuminato solo dalla luce della tv.
Il televisore, da più di un'ora e mezza, stava proiettando una serie che non era riuscita a seguire per nemmeno un minuto.
Era una di quelle solite notti dove pensava di non avere la Luna storta, ma tutti i pianeti contro.
E a quelli si aggiungeva la sua mente che non finiva mai di macinare chilometri in quella lunga strada che si chiama memoria. La conosceva bene Sara. E sapeva ancora meglio che era asfaltata solo da ricordi che fanno male, che feriscono, che ti rubano prima il sorriso e poi il cuore.
Perché il sorriso è il cuore del tuo stesso cuore.
Pensava a come era stato possibile ritrovarsi lì, con un televisore senza colori e con una serata senza emozioni. A come si era arrivati a tutta quella solitudine, quando tutta la vita del mondo le era tra le mani e dentro gli abbracci che costantemente regalava.
E si domandava perché i suoi occhi dovessero ancora continuare a piangere, quando poi di tutte quelle lacrime, nessuna aveva prodotto rumore nella vita di qualcuno.
Nel turbinio di tutti questi pensieri, non si accorse che per il quinto giorno il suo telefono vibrò per un messaggio su Whatsapp. Sempre lo stesso messaggio, sempre alla stessa ora. "Buonanotte". Né di più né di meno.
A che diavolo serve mandarmi questo messaggio se non ti rispondo?! pensò seccata Sara.
Lasciò il telefono lì dov'era e continuò a far finta di vedere la tv.
La sera dopo, era nella vasca da bagno come sempre immersa nella schiuma, e ascoltava la sua playlist su Spotify.
Mentre, rilassata e con gli occhi chiusi, si lasciava andare sulle note di "Fields of gold" magistralmente interpretata da Eva Cassidy, sentì il suono del messaggio.
Si seccò tanto. Talmente tanto da rispondere un freddissimo "Devi dirmi qualcosa?"
Sara vide le spunte del messaggio diventare blu. Poi, il nulla.
L'evento si replicò per ulteriori venti giorni, finché una sera qualcosa cambiò.
Sara in quei giorni era più triste che mai. Il periodo non le era favorevole. A breve si sarebbe dovuta laureare, e questo la costringeva a pensare a cosa voleva fare da grande; in quei giorni cadeva quello che avrebbe dovuto essere il suo settimo anniversario con Ferdinando, che però l'aveva lasciata proprio in periodo di tesi; i problemi con sua madre che continuava a rimproverarla di essere arrivata alla soglia dei trent'anni senza una stabilità economica.
Era profondamente a terra. Ma quella sera, stranamente, quella "buonanotte" non arrivò. E nemmeno la sera successiva.
Alla terza notte, verso le due, Sara guardava quella chat ferma al suo "Devi dirmi qualcosa?". Vide in quel messaggio tutto il brutto di ciò che stava passando. Si pentì un po'. Senza pensare alle conseguenze scrisse "buonanotte" e premette invio, per poi pentirsi un secondo dopo.
Il messaggio fu letto subito e la risposta fu "Devi dirmi qualcosa?" con annessa emoticons con la linguaccia. Sara rispose di no.
"Correggo la domanda: devi dirTi qualcosa?"
Lei si stranì della domanda, poi, ancora senza pensarci, "Forse sì, ma non ho le risposte"
"Evidentemente non ci sono ancora le domande."
"Già"
"Vuoi fare un gioco?"
"Sentiamo"
"Ci vediamo fra tre giorni al mio laboratorio."
"Per fare cosa?"
"Per giocare"
La conversazione finì lì.
Dopo tre giorni, Sara si presentò dove Lorenzo le aveva detto. Il suo laboratorio di teatro, dove costruiva le scenografie per la sua compagnia. Lorenzo era alto e atletico e gli sembrò migliorato dall'ultima volta che lo aveva visto. Vestiva casual e aveva uno zainetto che portava solo sulla spalla destra. Sara, di contro, si sentiva un catorcio.
- Vieni con me - disse il ragazzo.
Aveva il tono di chi sapeva esattamente cosa fare. Si lasciò trasportare.
Dopo essere entrati nel laboratorio, parlando del più e del meno, i due si diressero in un atrio alle spalle dello stesso. Si fermarono di fronte ad un muro di cartongesso dell'altezza di due metri e lungo un metro e ottanta, posto sopra una base con quattro ruote.
Lorenzo armeggiò alcuni secondi dentro lo zaino, poi prese una bomboletta spray e la diede a Sara.
- Facciamo un murales? Guarda che io non so disegnare.
- Vai dietro il muro. Con la bomboletta scrivi tutto quello che vuoi. Tutto. Dalla prima all'ultima cosa. Dalla migliore cosa che hai, alla peggiore persona che conosci. Appena avrai finito torna qua.
- Perché dovrei fare una cosa simile?
- Non è ancora il tempo dei perché?
- E per quale motivo?
- Perché a te servono domande. E il "perché" è la parola che precede le risposte.
- Non mi va.
- E' proprio quello il motivo per cui tu devi fare quello che ti dico.
Sara guardò Lorenzo negli occhi e capì che non sarebbe stato facile vincere contro una persona che per trenta giorni di fila ti aveva mandato una buonanotte senza aver mai avuto una risposta.
Fece quello che gli aveva chiesto. Andò dietro al muro e vide questa enorme facciata bianca. Sembrò davvero essere una linea della vita. Cominciò a scrivere di tutto. In orizzontale, in verticale, diagonale. Scrisse ogni cosa, mentre Lorenzo intanto si allontanava.
Dopo aver finito, si sentì quasi soddisfatta. Ritornò da Lorenzo e lo trovò con un enorme martello in mano.
- Che diavolo ci fai con quel coso?
- E' per te.
- Cioè?
- Ora prendilo e distruggi il muro. Ma lo distruggerai da questa parte. Dalla parte in cui è ancora tutto bianco.
- Non sarebbe più logico farlo dalla parte scritta?
- No.
- Perché?
- Distruggilo e te lo dirò.
Sara guardò il muro e cominciò a dare colpi fortissimi col martello. Lo demolì tutto e lo vide cadere sotto i suoi colpi. Come ebbe finito, Lorenzo si avvicinò e prese un pezzo di muro.
- Solo distruggendo la parte pulita di una persona, scopri che dentro ha tutto un mondo di frasi e domande mai lette - e le porse il pezzo di muro dove si intravedevano alcune scritte.
Sara guardò l'oggetto che aveva tra le mani, poi disse sarcasticamente - Quindi io sono il muro e tu sei il martello, giusto?
- No. Il martello e il muro sei sempre tu. Sono le due facce della stessa medaglia. Io sono le ruote che sono sotto al muro, lo zaino che conteneva la bomboletta, il custode del martello. La gente crede sempre di essere il motivo per cui gli altri cambino. Niente di più sbagliato. Le persone cambiano perché hanno trovato la forza di farlo. Noi possiamo solo accompagnarle e aiutarle a trovare gli strumenti per farlo.
- E ora che succede?
- Semplice. Come tutti i muri abbattuti o puoi alzarne un altro ancora più robusto e più alto oppure puoi andare dall'altra parte e scoprire cosa c'è.
Sara ci pensò un attimo, mentre il silenzio prese il sopravvento.
- Ora puoi andare - disse Lorenzo.
- Ma tu fai sempre così?
Il ragazzo sorrise, poi rispose - Solo quando ne vale la pena -
- E tu cosa ci guadagni?
- Un motivo per distruggere il mio di muro.
Detto questo il ragazzo guardò in un punto imprecisato, poi disse - Ora devo ripulire. Grazie per essere venuta -
Sara capì che doveva andare. Aveva toccato qualcosa nell'animo del ragazzo e quel momento, stranamente, la fece sentire vicinissima a lui.
La sera, indecisa se scrivere o no, Sara continuava a tenere fissi gli occhi sulla chat.
Mentre pensava a cosa scrivere sentì il suono del messaggio che compariva.
- Devi dirmi qualcosa? - domandò Lorenzo.
Sara sorrise, poi rispose - Sì -
L'evento si replicò per ulteriori venti giorni, finché una sera qualcosa cambiò.
Sara in quei giorni era più triste che mai. Il periodo non le era favorevole. A breve si sarebbe dovuta laureare, e questo la costringeva a pensare a cosa voleva fare da grande; in quei giorni cadeva quello che avrebbe dovuto essere il suo settimo anniversario con Ferdinando, che però l'aveva lasciata proprio in periodo di tesi; i problemi con sua madre che continuava a rimproverarla di essere arrivata alla soglia dei trent'anni senza una stabilità economica.
Era profondamente a terra. Ma quella sera, stranamente, quella "buonanotte" non arrivò. E nemmeno la sera successiva.
Alla terza notte, verso le due, Sara guardava quella chat ferma al suo "Devi dirmi qualcosa?". Vide in quel messaggio tutto il brutto di ciò che stava passando. Si pentì un po'. Senza pensare alle conseguenze scrisse "buonanotte" e premette invio, per poi pentirsi un secondo dopo.
Il messaggio fu letto subito e la risposta fu "Devi dirmi qualcosa?" con annessa emoticons con la linguaccia. Sara rispose di no.
"Correggo la domanda: devi dirTi qualcosa?"
Lei si stranì della domanda, poi, ancora senza pensarci, "Forse sì, ma non ho le risposte"
"Evidentemente non ci sono ancora le domande."
"Già"
"Vuoi fare un gioco?"
"Sentiamo"
"Ci vediamo fra tre giorni al mio laboratorio."
"Per fare cosa?"
"Per giocare"
La conversazione finì lì.
Dopo tre giorni, Sara si presentò dove Lorenzo le aveva detto. Il suo laboratorio di teatro, dove costruiva le scenografie per la sua compagnia. Lorenzo era alto e atletico e gli sembrò migliorato dall'ultima volta che lo aveva visto. Vestiva casual e aveva uno zainetto che portava solo sulla spalla destra. Sara, di contro, si sentiva un catorcio.
- Vieni con me - disse il ragazzo.
Aveva il tono di chi sapeva esattamente cosa fare. Si lasciò trasportare.
Dopo essere entrati nel laboratorio, parlando del più e del meno, i due si diressero in un atrio alle spalle dello stesso. Si fermarono di fronte ad un muro di cartongesso dell'altezza di due metri e lungo un metro e ottanta, posto sopra una base con quattro ruote.
Lorenzo armeggiò alcuni secondi dentro lo zaino, poi prese una bomboletta spray e la diede a Sara.
- Facciamo un murales? Guarda che io non so disegnare.
- Vai dietro il muro. Con la bomboletta scrivi tutto quello che vuoi. Tutto. Dalla prima all'ultima cosa. Dalla migliore cosa che hai, alla peggiore persona che conosci. Appena avrai finito torna qua.
- Perché dovrei fare una cosa simile?
- Non è ancora il tempo dei perché?
- E per quale motivo?
- Perché a te servono domande. E il "perché" è la parola che precede le risposte.
- Non mi va.
- E' proprio quello il motivo per cui tu devi fare quello che ti dico.
Sara guardò Lorenzo negli occhi e capì che non sarebbe stato facile vincere contro una persona che per trenta giorni di fila ti aveva mandato una buonanotte senza aver mai avuto una risposta.
Fece quello che gli aveva chiesto. Andò dietro al muro e vide questa enorme facciata bianca. Sembrò davvero essere una linea della vita. Cominciò a scrivere di tutto. In orizzontale, in verticale, diagonale. Scrisse ogni cosa, mentre Lorenzo intanto si allontanava.
Dopo aver finito, si sentì quasi soddisfatta. Ritornò da Lorenzo e lo trovò con un enorme martello in mano.
- Che diavolo ci fai con quel coso?
- E' per te.
- Cioè?
- Ora prendilo e distruggi il muro. Ma lo distruggerai da questa parte. Dalla parte in cui è ancora tutto bianco.
- Non sarebbe più logico farlo dalla parte scritta?
- No.
- Perché?
- Distruggilo e te lo dirò.
Sara guardò il muro e cominciò a dare colpi fortissimi col martello. Lo demolì tutto e lo vide cadere sotto i suoi colpi. Come ebbe finito, Lorenzo si avvicinò e prese un pezzo di muro.
- Solo distruggendo la parte pulita di una persona, scopri che dentro ha tutto un mondo di frasi e domande mai lette - e le porse il pezzo di muro dove si intravedevano alcune scritte.
Sara guardò l'oggetto che aveva tra le mani, poi disse sarcasticamente - Quindi io sono il muro e tu sei il martello, giusto?
- No. Il martello e il muro sei sempre tu. Sono le due facce della stessa medaglia. Io sono le ruote che sono sotto al muro, lo zaino che conteneva la bomboletta, il custode del martello. La gente crede sempre di essere il motivo per cui gli altri cambino. Niente di più sbagliato. Le persone cambiano perché hanno trovato la forza di farlo. Noi possiamo solo accompagnarle e aiutarle a trovare gli strumenti per farlo.
- E ora che succede?
- Semplice. Come tutti i muri abbattuti o puoi alzarne un altro ancora più robusto e più alto oppure puoi andare dall'altra parte e scoprire cosa c'è.
Sara ci pensò un attimo, mentre il silenzio prese il sopravvento.
- Ora puoi andare - disse Lorenzo.
- Ma tu fai sempre così?
Il ragazzo sorrise, poi rispose - Solo quando ne vale la pena -
- E tu cosa ci guadagni?
- Un motivo per distruggere il mio di muro.
Detto questo il ragazzo guardò in un punto imprecisato, poi disse - Ora devo ripulire. Grazie per essere venuta -
Sara capì che doveva andare. Aveva toccato qualcosa nell'animo del ragazzo e quel momento, stranamente, la fece sentire vicinissima a lui.
La sera, indecisa se scrivere o no, Sara continuava a tenere fissi gli occhi sulla chat.
Mentre pensava a cosa scrivere sentì il suono del messaggio che compariva.
- Devi dirmi qualcosa? - domandò Lorenzo.
Sara sorrise, poi rispose - Sì -

Nessun commento:
Posta un commento