(fonte: qui)
Quando Livia uscì dalla reception della sua azienda, dopo la fine del turno mattutino, non si accorse che dietro di lei, a seguirla, c'era Alex.
Ormai giugno aveva dimostrato che l'estate era arrivata, e il cielo azzurro come gli occhi di Livia e il caldo torrido avevano insinuato un senso di gioia in tutte le persone.
Livia si aggiustò i suoi lunghi capelli neri e, presa la chiave della sua auto, azionò il comando di sblocco delle portiere.
Entrata, accese il quadro della vettura e immediatamente abbassò i finestrini per far arieggiare l'abitacolo.
D'un tratto vide un uomo poggiarsi sulla sua portiera e si spaventò.
- Mio Dio Alex, sei impazzito?! Mi hai fatto spaventare.
- Scusa, non era mia intenzione - rispose il ragazzo sorridendo e non togliendole i suoi profondi occhi neri di dosso.
- Che succede?
Il ragazzo si guardò un attimo attorno e poi disse - Vorrei chiederti una cosa.
- Sentiamo.
- Ho scritto una raccolta di poesie. Vorrei sapere se ti andrebbe di leggerla. Tu leggi molto e so che potresti darmi un consiglio spassionato.
- Guarda un po': tu scrivi? Davvero la letteratura italiana sta precipitando. - rispose lei divertita.
- Spiritosa.
I due risero.
- Allora, ci stai? - domandò Alex.
- Va bene. Però io sono vecchio stile: voglio il cartaceo. Non mi piace leggere pdf, word e compagnia cantante.
- Mi sembra una richiesta onesta - rispose lui porgendole un blocco di fogli A4 stampati e rilegati.
La ragazza sorrise divertita. - Cosa ti faceva credere che avrei accettato?
- Il modo che hai di sorridere quando le cose ti toccano dentro. L'espressione che fai.
Livia piegò un po' la testa di lato e assunse un'aria che era un mix tra interrogativa e sorpresa.
- Quanto tempo ti serve? Sono una decina di poesie.
- Questo week end non credo di uscire, anche perché sto preparando un esame. Credo di potercela fare.
Alex guardò l'orologio - Oggi è giovedì. Ok, allora lunedì mi riporti tutto.
- Ci sto.
- La recensione, però, non la farai vecchio stile.
- Che significa?
- Tu fidati di me.
- Io non mi fido di nessuno.
- Da qualche parte dobbiamo cominciare.
Livia assunse di nuovo quell'aria strana.
- Ci sentiamo.
- Ciao.
Alex la vide andare via. Pensò al fatto che era strano sentirsi così bene con una persona senza avere il desiderio di possederla o averla o pretenderne qualcosa.
Livia si allontanò con la sua Smart. Guardò dallo specchietto retrovisore Alex fermo che la vedeva andare via. Rifletté sui modi di quel ragazzo e una piccola parte di lei si spaventò. Ma non ne capì il motivo.
Pensò a quello che le aveva detto e, guardandosi nello specchietto, assunse una delle sue bellissime espressioni. Sapeva che con quella mimica facciale era capace di fare discorsi interi, ma aveva scoperto oggi che, tra quelle pagine, Alex sapeva leggere.

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